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RIFLESSIONI PRELIMINARI ALL’USCITA FOTOGRAFICA DELL’ 8 OTTOBRE

ph. Guido Zonghetti

 

Sabato 8 Ottobre si è svolta la prima uscita fotografica del corso FANO-URBINO. Cristian Vescovi, uno dei nostri collaboratori, ci ha lasciato delle riflessioni personali che condividiamo con tutti i corsisti. Spunti utili per affrontare il tema del paesaggio mediante la fotografia:


Consultando i comuni dizionari della lingua italiana alla parola “paesaggio” si danno definizioni del tipo “parte del territorio che si abbraccia con lo sguardo da un punto determinato” oppure, forse più appropriato per il nostro campo applicativo “una porzione di territorio come appare a chi lo guarda“.

Nella Convenzione Europea del Paesaggio al capitolo 1, articolo 1 si legge: “Paesaggio” designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni.territori

Diciamo subito allora che il paesaggio non è il territorio, il paese o il sito ma è il risultato dell’interazione tra un soggetto (persona) e questi ultimi.

Il soggetto (persona) è in definitiva parte integrante del paesaggio che compone; nessun paesaggio senza soggetto!

Attenzione. La parola “paesaggio” contiene in sé una ambiguità; nello stesso termine convivono due significati distinti:

– paesaggio come spazio visto e quindi esperienza di una persona che si rapporta ad un territorio.

– paesaggio come rappresentazione artistica e/o tecnica.

Durante le nostre uscite ognuno farà esperienza del paesaggio inteso come spazio visto ed attraverso la fotografia ne darà la propria rappresentazione tecnico-artistica (paesaggio-immagine).[1]

Nella fase di rappresentazione del paesaggio attraverso il mezzo fotografico emerge uno dei caratteri fondamentali della fotografia “l’inquadratura”; per forza di cose occorre scegliere cosa includere e quello che si vuole lasciare fuori dalla rappresentazione.

“Questo è il problema fondamentale della fotografia, cioè sapere esattamente che cosa voglio rappresentare e che cosa voglio comunicare con la mia immagine”[2].

Per quanto attiene alle nostre uscite la prima parte del problema, è risolto, è il tema del corso[3]!  per la seconda parte non c’è che l’imbarazzo della scelta, all’interno dei tre temi principali (la strada Flaminia, il fiume Metauro e la linea ferroviaria Metaurense) le chiavi di lettura sono innumerevoli e tutte ugualmente valide[4].

Dato che la materiale realizzazione dei concetti sopra esposti avviene tramite la fotocamera è opportuno (per quanto possibile) un suo utilizzo in modalità manuale quale strumento per aumentare la consapevolezza dell’influenza dei vari settaggi sul risultato finale. In fondo se fotografia significa “scrittura con la luce” la fotocamera è la nostra penna e una penna che scrive da sola sarà comoda ma un po’ (troppo) invadente.

 


[1] Per approfondire questi concetti si veda Michael Jakob, “Il paesaggio”, Il Mulino, 2009.

[2] Luigi Ghirri, “Lezioni di fotografia”, Quodlibet Compagnia Extra, 2010.

[3] Fano↔Urbino, luoghi e vie di comunicazione.

[4] Il rapporto tra le tre realtà indagate e la popolazione, come le tre realtà indagate hanno influenzato lo sviluppo urbano all’interno del territorio, voler evidenziare dettagli urbani o naturali, proporre una vista panoramica a grande scala quasi topografica, la veduta idilliaca da cartolina (perché no, basta che sia scelta consapevole), l’intento artistico o performativo, e via così all’infinito…

MARIO CRESCI

Mario Cresci (Chiavari 1942) è un fotografo italiano che ha studiato al Corso Superiore di Industrial Design a Venezia, dove ha imparato l’arte del design; allo stesso tempo è presente tra gli artisti italiani che hanno dato spazio a diversi esperimenti fotografici in Italia.
Dal 1970 fino alla fine degli anni Ottanta, lavora per la sua ricerca artistica nel campo della comunicazione visiva, usando la fotografia come collegamento concettuale tra il vedere e l’essere coinvolti nei problemi della vita reale nei posti in cui egli vive. Per questa ragione, la sua ricerca artistica si concentra tra la cultura e il design, gli stili di vita e le forme di produzione dell’economia dell’Italia del sud. (fonte: photographicafineart.com)

Guarda le foto dell’intervento di Mario Cresci a Centrale Fotografia: Antropologia dello sguardo.


PAOLA DI BELLO

Milanese di adozione, Paola Di Bello è nata a Napoli nel 1961. Fotografa e videomaker, si forma come artista nello studio del padre Bruno, uno degli artisti italiani che negli anni Settanta scelgono lo strumento fotografico in modo più radicale. Dopo anni di lavoro come sua assistente, si licenzia, esce di casa e inizia a viaggiare (Londra, Berlino, Parigi). Quando torna propone i suoi lavori fotografici alla Galleria Care-of dove realizza la sua prima personale nel 1990. Ha così inizio la sua carriera artistica collaborando anche con il “talent-scout” Luciano Inga-Pin, che insieme al Care-of rappresentano le gallerie più fertili nel panorama artistico giovanile milanese. Nel 2000 vince una borsa di studio in Florida presso l’ACA che la porterà a collaborare con William Kentridge e Marc Dion nella residenza di Civitella Ranieri. Dal 2006 è titolare della cattedra di Fotografia dell’Accademia di Brera, dove attualmente coordina il Biennio specialistico di Fotografia. La sua ricerca indaga alcune delle problematiche sociopolitiche che delineano la città contemporanea, entrando in situazioni di vita quotidiana, spesso caratterizzate da un profondo disagio umano, e determinando uno spostamento del punto di vista. Ha ideato campagne fotografiche sul tema delle periferie urbane, delle favelas sudamericane, degli homeless e delle comunità Rom, viaggiando tra New York e Baghdad, Tokyo e Napoli, la Romania e Mirafiori. Ha partecipato a numerose mostre in Italia e all’estero tra cui ricordiamo: nel 2001 The Overexcited Body al Sesc Pompeia di São Paulo e a Palazzo Reale a Milano; nel 2003 50a Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia; nel 2006 Biennale di Corea; nel 2007 La parola nell’arte al Museo Mart di Trento e Rovereto; nel 2009 Biennale di Praga e alla Biennale di Lione; nel 2010 collezione Consolandi al Museo Maga di Gallarate e alla mostra Community al Museo Marca di Catanzaro; nel 2011 Mappamundi al Museo Berardo di Lisbona. Nel 2008 è uscito il libro Bildung per Damiani Editore e nel 2004 la rivista Domus le ha dedicato la copertina.
Suoi lavori sono presenti nelle migliori collezioni d’arte tra cui il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo. (fonte: fotografiaeuropea.it)

Guarda le foto dell’intervento di Paola Di Bello a Centrale Fotografia: Antropologia dello sguardo.