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“NEL MIO GIARDINO” concorso fotografico Unopiù

Cari amici, v’invitiamo a partecipare a questo concorso fotografico aperto a tutti e gratuito, dal tema “Nel mio giardino”.                                                                                                                         Abbiamo la possibilità di raccontare con la fotografia un frammento di un luogo personale a cui in genere teniamo molto: può essere il giardino della casa di campagna, un orto in mezzo ai condomini della  periferiria, un cortile nel centro storico, un terrazzo di un palazzo, oppure il giardino pubblico che frequentiamo spesso…                                                                                                Le foto si possono spedire all’indirizzo: concorsonelmiogiardino@gmail.com                                A seguire è possibile scaricare il bando del concorso fotografico e anche la scheda di partecipazione che trovate anche nell’icona “Nel mio giardino” dell’indice del sito a destra. La scheda di partecipazione va compilata, stampata, firmata e poi inviata per e.mail assieme alle quattro foto in jpg

Grazie dell’attenzione, in bocca al lupo e buona luce!!!

Scarica il bando di concorso in versione PDF: [pdf]

Scarica la scheda di partecipazione: versione .docversione .pdf

 

 

Testo del bando del Concorso fotografico

“Nel mio giardino”

CONCORSO FOTOGRAFICO UNOPIÙ

 

in collaborazione con Centrale Fotografia e la “Scuola di paesaggio – Roberto Signorini”

 

Art. 1- Finalità

 

Il concorso fotografico “Nel mio giardino” vuole stimolare una riflessione sul ruolo che i giardini privati e pubblici ricoprono all’interno di una città (che sia una metropoli, una città di provincia o un piccolo paese), insistendo in particolar modo sugli aspetti architettonici e sociali.

I fotografi potranno rappresentare fotograficamente qualsiasi tipologia di giardino, dal terrazzo condominiale a un orto in periferia. S’invitano i fotografi a interpretare il giardino in modo personale e originale, sviluppando una riflessione sul significato dei giardini e sull’apporto dato dal giardino nel rapporto che l’uomo ha con architettura e paesaggio.

 

 

Art. 2 – Partecipazione e iscrizione al Concorso Fotografico

 

Il concorso è aperto a tutti, a prescindere dell’esperienza fotografica. La partecipazione al concorso è gratuita.

Ogni utente può inviare un massimo di 4 (quattro) fotografie, che possono essere sia legate a un unico tema o soggetto, sia avere temi diversi.

Saranno premiate le tre migliori immagini fotografiche.

 

La partecipazione al concorso implica l’accettazione integrale del presente regolamento.

La partecipazione è subordinata all’iscrizione, che dovrà essere avvenire compilando, in tutte le sue parti, la “scheda dati personali” scaricabile dal sito web www.centralefotografia.com. Le fotografie pervenute che non saranno accompagnate dalla “scheda dati personali” o che presentano una “scheda dati personali” incompleta saranno automaticamente escluse dal concorso.
Tutte le fotografie partecipanti al concorso dovranno essere inviate per email e dovranno riportare nel nome del file:
– nome e cognome del fotografo
– titolo e indicazione del luogo dove è stata scattata la foto.


Il presente Bando e la scheda di partecipazione sono scaricabili in formato pdf presso il sito www.centralefotografia.com alla sezione “Nel mio giardino”.
Art. 3 – Tipologia delle fotografie

 

Le fotografie dovranno essere in formato JPG non compresso (non sono ammessi altri formati). La fotografia dovrà avere il lato lungo di 1134 pixel e avere una risoluzione di 72 DPI. Potrà essere eventualmente richiesto ai vincitori un file a maggiore risoluzione.

Le fotografie potranno essere sia a colori che in bianco e nero, ottenute sia con attrezzature digitali sia con attrezzature analogiche, indicando la tecnica utilizzata nella “scheda dati personali”.
Art. 4 – Invio del materiale fotografico

 

Le fotografie e la scheda di partecipazione dovranno essere inviate tramite posta elettronica all’indirizzo concorsonelmiogiardino@gmail.com  entro e non oltre il 23 aprile 2013 (pena l’esclusione dal concorso) indicando come oggetto della mail: “Concorso fotografico – nel mio giardino”.

L’organizzazione, garantisce la massima cura, ma declina ogni responsabilità per la perdita e/o il danneggiamento delle immagini per cause indipendenti dalla propria volontà. Le immagini inviate non saranno restituite.
Art. 5 – Uso del materiale fotografico inviato

 

Le fotografie vincitrici del concorso e una selezione di altre fotografie saranno le protagoniste di un evento che si svolgerà presso Palazzo Gradari a Pesaro.
Art. 6 – Diritti e Responsabilità dei partecipanti

Ogni partecipante è responsabile delle proprie opere, sollevando gli organizzatori da ogni responsabilità, anche nei confronti di eventuali soggetti raffigurati nelle fotografie. Il concorrente dovrà informare gli eventuali interessati (persone ritratte) nei casi e nei modi previsti dall’art. 10 della legge 675/96 e successive modificazioni con D. Lg. 30 giugno 2003 n.196, nonché procurarsi il consenso alla diffusione degli stessi. In nessun caso le immagini inviate potranno contenere dati qualificabili come sensibili. La Giuria si riserva la facoltà di non accettare immagini la cui realizzazione si presume abbia arrecato danno e offesa al soggetto della stessa o comunque non in linea con lo spirito del concorso.

Ogni partecipante dichiara di possedere tutti i diritti sugli originali, sulle acquisizioni digitali e sulle elaborazioni delle fotografie inviate.

Ogni partecipante conserva la proprietà delle opere trasmesse alla Giuria, ma cede il diritto d’uso non esclusivo delle immagini e delle loro eventuali elaborazioni a Unopiù, autorizzandola alla pubblicazione delle proprie fotografie su qualsiasi mezzo o supporto (cartaceo e/o digitale) e a utilizzare le immagini a scopi promozionali senza fini di lucro, senza l’obbligo del consenso da parte dell’autore ma con il solo vincolo di indicare nella pubblicazione il nome dello stesso.
Art. 7 – Giuria

 

Le fotografie ammesse al concorso saranno valutate da una Giuria composta da personalità di rilievo, tra cui artisti, letterati, docenti, fotografi e rappresentanti della Unopiù.
I nomi degli autori vincitori saranno comunicati direttamente durante la premiazione. Il giudizio della Giuria è insindacabile e inappellabile. La Giuria si riserva inoltre il diritto di assegnare menzioni speciali e ulteriori premi.

 

 

Art. 8 – Premiazione del concorso “Nel mio giardino”

Saranno attributi i seguenti premi in buoni acquisto spendibili presso:

Unopiù

Via I Maggio n. 25

60131 Frazione Baraccola (AN)

tel: 071 2866777

 

ato: € 2 € 2 € 3                                                                                               1° Classificato: € 500,00

2° Classificato: € 300,00

3° Classificato: € 150,00
Ai vincitori sarà inviata comunicazione unicamente attraverso l’indirizzo di posta elettronica indicato nella scheda d’iscrizione al concorso.

 

La premiazione si svolgerà nella serata di sabato 27 aprile 2013 alle ore 17.00, all’interno della manifestazione “Tre giornate intorno al paesaggio/giardino” che avrà luogo nel Palazzo Gradari a Pesaro dal 26 al 28 aprile. All’evento parteciperanno Franco Panzini e Piero Pozzi, i quali terranno conferenze sul tema del giardino e del paesaggio. Per informazioni: www.centralefotografia.com
Art. 9 – Informativa D.Lgs 196/2003 sul Trattamento dei dati personali

 

S’informa che in conformità a quanto deliberato dall’art. 10 della legge 675/96 “Tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali” e successiva modifica con D. Lg. 30 giugno 2003 n.196, i dati personali forniti dai Concorrenti con la compilazione della scheda di iscrizione, raccolti e trattati con strumenti informatici, saranno utilizzati per individuare i vincitori e per identificare gli autori delle fotografie nelle varie occasioni in cui queste saranno esposte o pubblicate e per le comunicazioni relative al concorso stesso. Il Concorrente ha il diritto di accedere ai dati che lo riguardano e di esercitare i diritti di integrazione, rettifica, cancellazione, ecc. garantiti dall’art. 13 della sopra citata legge, al titolare del trattamento. Titolare del trattamento è Unopiù di Ancona. Il conferimento dei dati e il consenso al relativo trattamento sono condizioni necessarie per la partecipazione al concorso.
Art. 10 – Aggiornamenti del presente bando

 

L’organizzazione si riserva di integrare e modificare, dandone comunicazione nel proprio sito web e via email, il presente regolamento al fine di garantire un corretto andamento del concorso.

 

 

CENTRALE FOTOGRAFIA ESPONE A RIMINI AL MUSEO DELLA CITTA’

 

 

 

Il 24 febbraio alle ore 17.00 presso Il Museo della Città di Rimini in via Tonini 1, sarà inaugurata l’esposizione “Confine Marchignolo. Gente e luoghi tra Marche e Romagna”, un originale evento fotografico che cercherà di catturare un’identità e una geografia inedite dei luoghi racchiusi dalla costa adriatica tra Pesaro e Rimini e dall’entroterra tra Valmarecchia e Montefeltro. Fino al 1 aprile 2013.

L’esposizione, curata dall’Associazione culturale Centrale Fotografia, in collaborazione con il Comune di Rimini e Omnia Comunicazione, sarà il frutto del lavoro di più di sessanta fotografi che hanno partecipato al corso di fotografia “Pesaro-Rimini. Il territorio marchignolo e la gente che vive il confine tra Marche e Romagna”, curato da Paolo Giommi e Marcello Sparaventi e dedicato alla memoria di Luigi Ghirri e Paola Borgonzoni Ghirri, in cui sono intervenuti, tra gli altri, l’architetto Pippo Ciorra, il geografo Massimo Bini, l’assessore Massimo Pulini e lo scrittore Gian Ruggero Manzoni.

 

Confine “Marchignolo” gente e luoghi tra Marche e Romagna

Negli ultimi tempi, si fa un gran uso dell’aggettivo marchignolo, riferito a luoghi, prodotti e persone; ma che cosa vuol dire esattamente? Secondo l’uso corrente, fa riferimento ad una cosa o persona che racchiude in sé caratteristiche sia marchigiane che romagnole, quindi legato al confine tra le due regioni.

Storicamente, questa è sempre stata una linea contesa: comuni e signorie hanno combattuto per secoli, approfittando dello scarso potere esercitato dallo Stato Pontificio, al prezzo di subire a volte rappresaglie durissime, soprattutto durante il secolo XIV. Le guerre diventano meno frequenti solo dopo che Sigismondo Pandolfo Malatesta viene dichiarato decaduto: risale al 1463 il primo cambio di provincia, allora chiamato libertas ecclesiastica, quando i comuni marchignoli scelgono di passare alcuni sotto Ravenna ed altri sotto Fano. Da notare che nei decenni immediatamente successivi, questi ultimi hanno un maggiore sviluppo economico e demografico rispetto ai primi (ad esempio, Mondaino cresce molto più di Saludecio).

Esiste un’identità marchignola? Risale al rinascimento un celebre detto. Nei secoli successivi, le Romagne sono visitate di frequente dagli esattori papali, detti gabellieri o gabellini, provenienti da Fano o dal resto delle Marche: “Meglio un morto in casa che un marchigiano alla porta” si riferisce certamente all’insofferenza nei confronti degli esattori.

Altro luogo comune riminese è quello dell’automobilista imbranato, che in città si ripropone ogni volta che si vede in città un’auto targata Pesaro; a Cattolica, c’è persino chi ha lasciato l’auto in garage per settimane, pur di non farsi vedere con la targa PS, ed è uscito solo dopo averne ricevuta una nuova, con su scritto RN. Non solo, a Riccione e Rimini c’è la convinzione diffusa che: “Pesaro è lontano”, come se fossero necessarie almeno un paio d’ore di autostrada per arrivarci.

Al contrario, i marchigiani non nutrono diffidenza nei confronti dei loro vicini: a Pesaro, molti abitanti si considerano romagnoli mancati, tanto che Riccione e Rimini sono mete molto apprezzate durante il fine settimana.

Chi ha inventato l’aggettivo: “marchignolo”? Sicuramente, la prova che ci porta più indietro nel tempo è il cognome Marchignoli: contrariamente a quanto si possa pensare, è diffuso principalmente in Emilia, tra Bologna, Modena e Parma, mentre solo una famiglia porta questo nome in provincia di Pesaro. Se accettiamo l’idea che il cognome indichi la provenienza di una famiglia, esempi celeberrimi sono le famiglie Gonzaga ed Este, che hanno assunto questi nomi dopo essersi spostate a Mantova e a Ferrara, allora si può dedurre che, originariamente, il termine marchignolo stava ad indicare persona originaria delle Marche trasferitasi in Emilia-Romagna.

Il significato più moderno si fa risalire a Fabio Tombari, poeta e scrittore nato a Fano nel 1899. Di lui si dice che potesse svegliarsi nelle Marche e pranzare in Romagna, senza dover uscire di casa. Mappe alla mano, la frase non è esatta, ma ben si sposa con il carattere del personaggio, così incline a frasi ad effetto ed esagerazioni ironiche, tanto che, trasferitosi a Mondaino in seguito al matrimonio con Anna Busetto, gli abitanti del paese l’avevano soprannominato “el sciaparel”. La  loro grande casa, oggi disabitata, sorge a pochi metri dal Rio Salso, corso d’acqua che segna il confine regionale per alcuni chilometri, tanto che che un quarto del podere si trova non nel territorio di Mondaino, ma in quello di Tomba (l’odierna Tavullia).

Tombari non ha mai messo l’aggettivo per iscritto nelle sue opere, ma lo cita spesso e volentieri nella lingua orale: ad esempio, si autodefinisce marchignolo ad un battesimo, in presenza dell’amico Delio Bischi, a cui il neologismo piace tanto da farlo proprio. Anche Bischi si può definire marchignolo a tutti gli effetti, lui che, negli anni ’50, fa di Gradara la meta turistica che è oggi, unendo l’attenzione alla cultura marchigiana con lo spirito e l’organizzazione turistica della riviera Romagna. Sfogliando i giornali, cartacei o telematici, capita spesso di leggere che la paternità dell’aggettivo “marchignolo” vada attribuita al già citato Delio Bischi, tuttavia si può anche trovare un articolo in cui Matteo Giardini assicura che autori come: “Zavoli, Guerra e Fellini sono certi che l’invenzione sia da attribuire a Fabio Tombari”. Come dice Daniele Marziani, scrittore riminese: “Della genialità importa il frutto, mica l’autore. Che Tombari sia stato il più marchignolo degli scrittori del Novecento è innegabile, indipendentemente dall’inventore dell’aggettivo”.

Dove si trova il confine marchignolo? Tombari stabilisce il limite meridionale del dialetto romagnolo non sul Tavollo (tra Cattolica e Gabicce) ma sul fosso Sejore (tra Pesaro e Fano), dove il pronome personale “me” si trasforma in “je”. C’è persino chi, come il poeta dialettale Antonio Maddamma, colloca all’interno della “romagna” la città di Senigallia, perché ritiene che il suo dialetto sia molto più simile al quello riminese che a quello piceno. Per chiarire ulteriormente il concetto, possiamo analizzare le opere di Tombari: Frusaglia, titolo di uno dei suoi “best seller”, è un luogo di fantasia, ma con molti riferimenti ad usanze e luoghi concreti, che si possono racchiudere in un lembo di terra situato tra Montefeltro ed il mare. Anche ne: “La morte e l’amore” sono citate molte località romagnole, gran parte delle quali sono situate tra i fiumi Foglia e Marecchia.

Chi si sente oggi marchignolo? Sicuramente, gli abitanti dei comuni marchigiani lungo il confine, compresi Pesaro, Gabicce, Gradara, Tavullia; probabilmente gli abitanti dei sette comuni che hanno cambiato provincia nel 2009 e forse anche alcuni degli abitanti dei paesi dal lato romagnolo, come Cattolica, San Giovanni, Mondaino, ma non molto di più: sentendosi chiamare marchignolo, un pesarese si sentirebbe probabilmente lusingato, mentre un riminese potrebbe rispondere: “Marchignolo a chi?”.

La mostra in oggetto propone uno sguardo non convenzionale sulla riviera ed il suo entroterra, un’occasione per riscoprire il formato della cartolina, spesso considerato fotografia di serie B, per far incontrare i suoi abitanti e riflettere su eventuali differenze, arrivando forse a scoprire che ci somigliamo più di quanto immaginiamo.

Enrico Chiaretti

 

PRO e CONTRO riflessioni su Mario Giacomelli e Luigi Ghirri

 

Associazione culturale “Centrale Fotografia”

Comune di Pesaro
Amici in Pescheria
Archivio “Mario Giacomelli” di Senigallia
Archivio “Luigi Ghirri” di Reggio Emilia
Omnia Comunicazione editore
Stamperia Digitale Benelli

PRO e CONTRO due incontri dedicati alla fotografia contemporanea

con ospiti Tano D’amico e Diego Mormorio

– venerdì 8 febbraio 2013 ore 21.15
pro e contro MARIO GIACOMELLI

– sabato 9 febbraio 2013 ore 17.00
pro e contro LUIGI GHIRRI

Mototeca Storica Marchigiana
Officine Benelli
via Mameli 22, Pesaro

Diego Mormorio, saggista, critico e storico della fotografia, e Tano D’amico, giornalista e fotoreporter, si confronteranno – tramite approcci diversi, ma entrambi con sguardo critico e anticonformista – sull’opera di due autori tra i più significativi e originali della fotografia italiana del Novecento: Mario Giacomelli (Senigallia 1925-2000) e Luigi Ghirri ( Scandiano 1943 – Roncocesi 1992). Due anni dopo la mostra “Paesaggi. Luigi Ghirri – Mario Giacomelli” svoltasi presso il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro, si riconsiderano radicalmente i linguaggi dei due maestri, andando oltre la produzione paesaggistica, e cercando così di penetrare nell’animo dei due fotografi più amati e imitati. Sarà un’indagine alla ricerca del significato intrinseco dei due autori e del quid misterioso e inafferrabile che affascina molti fotografi e appassionati d’arte.

Per informazioni: info@centralefotografia.com – tel. 347 2974406

Associazione culturale Centrale Fotografia sede presso il Caffè Centrale corso Matteotti 104 Fano (PU) www.centralefotografia.com

Mostra alla FAR di Rimini / Poetica dei toni grigi

 

Immagini in bianco e nero, stampe ai sali d’argento.
Aperto tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19,30
Lunedì chiuso – Entrata libera
Presso la Far, piazza Cavour Rimini (RN)
Periodo di svolgimento: dal 16/09/2012 al 04/11/2012

La Fotografia è viva. Qualcuno pensa sia defunta e rinata in forme diverse. A ben guardare non esiste la Fotografia ma diverse “Fotografie” che rinascono ogni volta con modalità e strategie completamente nuove. Verrebbe da dire, provocatoriamente, che la Fotografia è omnicomprensiva e include nel suo vastissimo campo tutte o quasi le altre arti visive, le quali non sarebbero ora quello che sono senza la Fotografia. A. C.

Rimini, ha sempre seguito, almeno dagli anni 70, l’evolversi dei linguaggi fotografici con varie iniziative e con l’attività della Galleria dell’Immagine, che con una certa continuità rimane una delle gallerie fotografiche pubbliche storiche italiane. Con Foto di settembre, Rimini inaugurerà il mese dedicato alla Fotografia. Per seguire nelle multiformi espressioni l’articolarsi della produzione italiana e per ridefinire meglio un’approccio alla visione adeguato a ciò che Luigi Ghirri chiamava:….guardare oltre l’apparenza, e districarsi nel labirinto dei segni.

Fotografie discrete e allo stesso tempo cariche di poesia, lontane dai toni drammatici del pittorialismo fotografico come dalla freddezza della fotografia più concettuale. In contemporanea con la Ventunesima edizione del Si Fest di Savignano sul Rubicone,  la FAR (Fabbrica arte Rimini), nell’ambito di Foto di settembre, mese che Rimini dedica all’immagine fotografica, celebra la fotografia analogica attraverso la riproposizione delle opere di due fotografi marchigiani molto attenti alla tecnica, ma allo stesso tempo capaci di toccare altissime vette di lirismo.

Ferruccio Ferroni e Riccardo Gambelli, entrambi senigalliesi, hanno in comune un precoce amore per la fotografia, amore che dovranno sacrificare per carriere lavorative più sicure – Ferroni eserciterà per tutta la vita la professione di avvocato, Gambelli sarà dipendente delle Poste – mantenendo però la loro comune passione a livello amatoriale (caratteristica che unisce la poetica dei due fotografi, legata ai circoli fotografici e alle uscite domenicali). Hanno in comune inoltre l’assidua frequentazione dell’Avvocato Giuseppe Cavalli, mentore e guida spirituale, vero e proprio faro per la crescita intellettuale di entrambi. Cavalli sarà il fulcro del fermento culturale di Senigallia durante tutti gli anni ’50, e il fondatore del mitico circolo fotografico Misa, associazione che ebbe vita breve a causa delle ingombranti personalità che vi facevano parte – tra cui quella del fotografo senigalliese forse più conosciuto, Mario Giacomelli – ma a cui dobbiamo l’elaborazione di feconde e avanguardistiche concezioni della fotografia, del tutto inedite nella Penisola.

 

Ciò che distingue i due autori – sebbene condividano lo stesso background culturale, la stessa guida intellettuale e lo stesso gruppo di amici fotografi, con cui passavano insieme i momenti più emozionali della loro vita, dalle lunghe chiacchierate nei bar alle riflessioni sul medium fotografia nella splendida residenza dell’Avvocato Cavalli – è proprio l’approccio alla fotografia, dettato da una diversa lettura del reale.

Ferroni presenta uno stile fotografico radicale, fatto di sottrazioni: la capacità di isolare il soggetto e di ridurre la composizione del fotogramma all’essenzialità sono caratteristiche che il fotografo deve alla sua formazione classica, all’interesse per la pittura, nonché alle forti influenze che giungevano dall’Europa e dall’altra sponda dell’Atlantico, in particolar modo la subjective fotografie di Otto Steiner e la straight photography di Paul Strand.

Le   opere di Ferroni presenti nella mostra risalgono agli anni ’50, ma sono state ristampate negli anni ’80, quando il fotografo riprese, dopo un lungo periodo di abbandono, a fotografare e stampare in camera oscura. Egli annotava, con cura maniacale (ben sappiamo come il garage-laboratorio del fotografo non lasciasse spazio al caso), tutti i dati di stampa, cosicché ebbe modo di ricreare perfettamente gli stessi toni e lo stesso contrasto, riportando in vita l’anima di fotografie stampate trent’anni prima.

 

Gambelli, che muove i primi passi insieme all’amico Mario Giacomelli, presenta uno stile più descrittivo – e dai temi ricorrenti: marine, paesaggi, still-life, ritratti… – fortemente influenzato dal mentore Cavalli, che aveva l’ultima parola sugli ingrandimenti delle stampe e persino sui titoli delle opere (all’epoca molto importanti, poiché costituivano il biglietto da visita per la presentazione delle opere ai concorsi fotografici). Gambelli si concentra su Senigallia, che conosce in lungo e in largo, lavorando come fattorino telegrafico delle Poste, città a cui spesso si sovrappone una nuova visione idealizzata, dettata dalla forte sensibilità e dalla volontà del fotografo di trasfigurare il reale. Se Giacomelli sperimenterà una sorta di neo-pittoricismo fotografico, arrivando quasi ad eliminare in stampa i mezzi toni e creando così fotografie dai forti contrasti e dalla forte matrice grafica, Gambelli privilegerà una fotografia più discreta, in cui la tecnica dell’high-key contribuisce a renderla impalpabile, trasognante.

 

A nostro avviso, il nocciolo della questione e il punto focale della mostra riminese è capire come queste fotografie riescano, tramite un candido nitore, ad esprimere significati esistenziali ed universali. Il primo indiziato potrebbe essere l’attenzione formale con cui i fotografi ricreano, tramite infinitesimali variazioni di tono, tutte le sfumature del reale: influenzati da Cavalli, i due artisti alleggeriscono il peso delle ombre, ammorbidiscono i contrasti, giungendo così ad una poetica dei toni grigi. Una fotografia pura, eterea. Un approccio che, insieme a un’inclinazione dello spirito riservata e schiva, li spingerà ad evitare immagini d’effetto: i due fotografi privilegiano senza dubbio la riflessione piuttosto che la foto rubata, à la sauvette, fotografando solamente soggetti a portata di mano, per poterli analizzare con calma, in differenti condizioni di luce.

 

Una questione irrisolta quindi, che v’invitiamo a cercare di decifrare, guidati dalle fotografie tenui ed intimiste qui riproposte, opere che non mancheranno di ammaliare chi non si fa influenzare da facili sensazionalismi o da mode superficiali, ma che si fa invece guidare dalla propria sensibilità in un’osservazione profonda e riflessiva di ciò che ci sta intorno – ma che troppo spesso ci è invisibile.

La mostra “FANO>URBINO luoghi e vie di comunicazione” a Palazzo Ducale in Urbino

 

E’ in corso fino al 12 agosto 2012, presso le prestigiose Sale del Castellare di Palazzo Ducale ad Urbino (PU), la mostra FANO-URBINO luoghi e vie di comunicazione a cura dell’associazione culturale “Centrale Fotografia” e la “Scuola di Paesaggio-Roberto Signorini” in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Urbino, Omnia Comunicazione, Stamperia Benelli e FotoDigital di Urbino.
La mostra è curata da Cristian Vescovi, Luca della Martera, Paolo Giommi, Marcello Sparaventi, con i contributi di Massimo Conti, Gualtiero De Santi e Glaucomaria Martufi.

Le immagini sono state realizzate dal 5 ottobre 2011 al 13 novembre 2011 in occasione dello svolgimento del corso di fotografia organizzato da “Centrale Fotografia”, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Fano e l’Assessorato al Turismo del Comune di Urbino. Più di sessanta gli iscritti al corso, provenienti da tutta la provincia, che oltre a partecipare alle uscite fotografiche di gruppo con gli esperti “tutor” dell’associazione hanno potuto ascoltare i consigli tecnici e le riflessioni teoriche sulla fotografia dove sono intervenuti fotografi ed intellettuali di rilievo.
Per l’occasione è stato presentato in anteprima il video “Fotogrammi dalle traversine, la ferrovia Metaurense tra Fano e Pesaro” realizzato con le immagini di Marcello Sparaventi, il montaggio di Gianluca Vincenzetti e la grafica di Elisabetta Duchi.
I progetti didattici offerti da “Centrale Fotografia” hanno acquisito un notevole valore culturale, infatti sono stati esposti nei più importanti spazi pubblici della regione: come la mostra “FANO-PESARO rileggere il paesaggio nelle due città” il quale venne esposta nel 2011 nel ex Chiesa di San Michele all’Arco d’Augusto a Fano e a Pesaro nel cortile del Palazzo Toschi Mosca, la mostra “Il Paesaggio naturale nel paesaggio nel paesaggio antropico” la quale venne esposta nel Centro Arti Visive “Pescheria” a Pesaro. Dal 2005 oltre dieci corsi dedicati al rapporto tra territorio e fotografia, con circa quattrocento iscritti, fanno di “Centrale Fotografia” uno dei più importanti centri per la divulgazione della cultura fotografica nelle Marche, confermata anche dall’importanza del prossimo corso di fotografia che iniziera il 3 ottobre 2012, e dove è possibile iscriversi: un evento regionale aperto a tutti, anche a chi non ha mai fotografato: “Corso di Fotografia FANO-PESARO-SENIGALLIA-CORINALDO-ANCONA-FERMO nelle immagini, nei luoghi e nei racconti dei grandi fotografi delle Marche”, il quale vuole trasmettere la tecnica fotografica e suoi risvolti culturali attraverso la conoscenza dei fotografi marchigiani riconosciuti come maestri della fotografia d’arte come linguaggio espressivo.
La mostra allestita presso le Sale Castellare di Palazzo Ducale, potrà essere visitata fino al 12 agosto 2012, con orario 17.30-19.30.